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martedì 8 marzo 2011

Vincenzo Agostino: ''Ministri dicono di non ricordare mio figlio''



8 marzo 2011
Palermo.
«Oggi tanti ministri dicono di non ricordare, mio figlio: è morto il 5 agosto 1989 e io non posso dimenticarlo».

Così Vincenzo Agostino, padre di Antonio, l'agente ucciso insieme alla moglie Ida Castelluccio in circostanze ancora da chiarire, ricorda quel periodo a margine della presentazione della maratona della legalità di Libera. «Anche mio figlio era uno sportivo, amava la pesca in apnea - racconta Agostino - ma un giorno, mentre indagava sul fallito attentato a Falcone all'Addaura, scoprì un borsone con 58 candelotti di tritolo, si confidò con qualche commissario e fu tradito. Una settimana dopo mi confessò di non poter più circolare con la propria auto. Oggi chiedo ai giovani di essere testardi, di continuare con iniziative che costringano a ricordare, perchè finalmente possiamo scegliere di non far entrare nella nostra società quelle parti cattive dello Stato». Alcune parole dell'agente ucciso sono state lette oggi davanti ai genitori, come un controcanto al richiamo dell'Unità d'Italia voluto dalla carovana podistica di Libera. «Adesso capisco il disprezzo dei settentrionali verso i meridionali - scriveva Antonio Agostino -. Provo disprezzo contro quella parte di cittadini siciliani (in cui purtroppo c'ero anch'io) che si estranea da questa realtà, come se a loro non interessasse niente». «L'unica catena che accettiamo è quella umana che da nord a sud dell'Italia ricorderà nostro figlio e le altre vittime della mafia e cercherò di spiegarlo ai ragazzi», conclude Agostino.

ANSA


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