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domenica 12 dicembre 2010

''Borsellino pago' il suo no alla trattativa con i clan''

Il procuratore Gozzo di Caltanissetta: dopo vent’anni questo è l’ultimo treno per la verità sulla sua mortedi Guido Ruotolo - 12 dicembre 2010Palermo, 19 luglio 1992: il giudice antimafia Paolo Borsellino e la sua scorta vengono uccisi facendo esplodere 100 kg di tritolo
Magistrato antimafia indaga sulle stragi del ‘92. È stato più volte oggetto di minacce mafiose: l’ottobre scorso ignoti sono entrati nella sua casa al mare.

Indagato per calunnia per aver chiamato in causa il prefetto Gianni De Gennaro, Massimo Ciancimino per la procura di Caltanissetta è nello stesso tempo attendibile e ha riscontri nella parte delle sue dichiarazioni sulla trattativa. Domenico Gozzo, procuratore aggiunto di Caltanissetta, per la prima volta conferma che Paolo Borsellino fu fatto fuori perché si opponeva alla trattativa avviata dal Ros di Mario Mori e Beppe De Donno con Vito Ciancimino.

Procuratore Gozzo, per voi Massimo Ciancimino non è attendibile, almeno nella parte delle dichiarazioni che coinvolgono un funzionario dei Servizi, Lorenzo Narracci, e l’ex Capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Ma come può accadere che un calunniatore diventi attendibile quando parla della trattativa tra Stato e Cosa nostra, in quella terribile stagione del ‘92 e ‘93?«Certamente non posso intervenire sul merito delle indagini, come lei sa. Posso dire soltanto che - secondo quanto dice la Cassazione - in caso di dichiarazioni rese da imputato di reato connesso, com’è Ciancimino, deve verificarsi in primo luogo la credibilità complessiva del dichiarante, e, in caso la risposta a questa prima domanda sia parzialmente negativa, alcune dichiarazioni rese possono essere comunque utilizzate se si ritiene - sulla base di rigorosissime indagini - che vi siano importanti elementi di riscontro individualizzanti».

Dunque, non mente e non racconta bugie quando parla della trattativa. Sembra però di capire che Massimo Ciancimino rappresenti anche il pomo della discordia tra voi e Palermo. Nello stesso giorno in cui voi l’avete iscritto per calunnia, Palermo lo ha interrogato lasciando filtrare un atteggiamento diverso nei suoi confronti. Addirittura dichiarando di non ravvisare nelle sue dichiarazioni estremi di calunnia.«I rapporti tra la Procura di Palermo e quella di Caltanissetta sono da due anni improntati al massimo della collaborazione possibile. Dunque, non c’è alcun paragone possibile con gli scontri degli anni ‘90, che lei citava nel suo articolo “Se le Procure dimenticano il galateo”. Il rispetto per il lavoro di Palermo da parte nostra è massimo. E lo stesso, sino ad oggi, posso dire di Palermo. Certo, questo non significa che siamo sempre d’accordo. Ma significa che tutto quello che facciamo è sempre discusso preventivamente, o comunicato successivamente. L’iscrizione di Ciancimino è stata discussa preventivamente».

Singolare che il teste Ciancimino risponda alle domande di Palermo mentre decida di fare scena muta quando a interrogarlo siete voi di Caltanissetta.«Quanto al fatto che Ciancimino abbia risposto a Palermo lo stesso giorno in cui da noi, da neo-indagato, si è avvalso della facoltà di non rispondere, da ciò non può evincersi nessun contrasto, neanche apparente, tra le due Procure. La differenza sta solo nella scelta dell’indagato Ciancimino: rispondere a Palermo, e non a Caltanissetta. E non credo che dalla scelta di un indagato possa inserirsi una divisione tra le Procure. L’interrogatorio è atto a tutela dell’indagato. L’indagato ha rifiutato di fornirci la sua versione dei fatti, ma - come dice la normativa - le indagini seguiranno comunque il loro corso».

Procuratore Gozzo, ha lasciato perplessi l’iscrizione di Massimo Ciancimino sul registro degli indagati per il reato di calunnia, poche ore dopo che aveva chiamato in causa il prefetto De Gennaro...«Mi sembra, fatte le necessarie distinzioni, che sia la stessa critica ingenerosa che venne rivolta anche al dottore Falcone per l’iscrizione a suo tempo del “pentito” Pellegriti per le sue dichiarazioni su Andreotti. È chiaro che si tratta di una critica senza fondamento, ora come allora».

Indagato anche per calunnia nei confronti del funzionario dei Servizi segreti, Lorenzo Narracci. Ma anche Gaspare Spatuzza aveva indicato Narracci come l’uomo dei servizi segreti presente nel garage dove si imbottiva di tritolo l’autobomba che doveva esplodere in via D’Amelio, e che esplose poi uccidendo Paolo Borsellino e la sua scorta. Spatuzza ha poi ritrattato l’accusa. Perché non è indagato anche lui per calunnia?«Guardi, la posizione di Spatuzza e quella di Ciancimino non sono in alcun modo comparabili. Mi piacerebbe rispondere approfonditamente a questa domanda (che, peraltro, mi lasci dire, è basata su di un presupposto infondato) ma come sa, non posso per non violare il segreto investigativo».

A che punto sono le indagini su via D’Amelio? Da tempo si aspetta che si avvii quel procedimento che porti alla revisione del processo per gli esecutori materiali della strage Borsellino, dopo le rivelazioni di Spatuzza. Ma è vero che quel giorno era pronta a entrare in azione una seconda squadra di Cosa nostra, nel caso in cui Borsellino non fosse andato a trovare la madre in via D’Amelio?«Non posso intervenire sulla prospettiva di revisione che, tra l’altro, non è decisione che dovrà prendere questo Ufficio, essendo competenza della Procura Generale di Caltanissetta, retta da una magistrato come Roberto Scarpinato, che ben conosce le indagini sulle stragi. E neanche posso dire nulla sulle altre cose richieste. Posso dire, però, genericamente, che stiamo tentando di dare una risposta a tante “leggende metropolitane” che ci sono su via d’Amelio, provando a metterle finalmente da parte, per concentrarci sui veri punti nodali delle indagini ancora insoluti».

Paolo Borsellino fu ucciso perché si opponeva alla trattativa tra il Ros dei carabinieri e Vito Ciancimino?«Noi riteniamo la nostra competenza sulle indagini per la cosiddetta trattativa proprio su questo presupposto».

Arriveremo mai a dare una identità ai mandanti esterni delle stragi di Cosa nostra?«Le Procure di Caltanissetta e Firenze stanno lavorando a varie ipotesi di cosiddetti mandanti esterni da quasi vent’anni, come è loro dovere. Certo, a venti anni dai fatti, questo è l’ultimo treno per l’accertamento della verità. Per questo invitiamo tutti quelli che sanno anche parti infinitesimali di quanto accadde in quegli anni di presentarsi da noi o da Firenze e rivelare quanto a loro conoscenza».
"CIANCIMINO «Dichiarazioni attendibili e riscontrate nella parte che riguardano mafia e Ros»".

Tratto da:
La Stampa


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