La procura di Napoli ha chiuso le indagini sul coordinatore campano del Pdl, Nicola Cosentino, ex sottosegretario all'Economia, accusato di concorso esterno in associazione camorristica.
Nell'avviso notificato all'esponente politico, i pubblici ministeri riassumono le accuse raccolte durante l'inchiesta, che porteranno con ogni probabilita' a una richiesta di rinvio a giudizio.
Consigliere provinciale a Caserta, poi consigliere regionale, deputato per Forza Italia nel 1996 e confermato nelle quattro tornate successive: in tutte queste occasioni, secondo i pm, Cosentino avrebbe potuto contare sull'aiuto del clan di Gomorra. In cambio, avrebbe "garantito il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, pubbliche amministrazioni ed enti a partecipazione pubblica", impegnandosi anche per "contribuire al riciclaggio delle provviste finanziarie dei casalesi". Varie attivita' di impresa create o co-gestite da Cosentino sarebbero servite per il riciclaggio dei capitali sporchi ma anche per "massicce assunzioni e conferimento di incarichi", in modo da consolidare "la posizione dominante sua e del gruppo mafioso".
Uno specifico capitolo dell'accusa e' dedicato al ciclo dei rifiuti. Cosentino, scrivono i pm, voleva "realizzarne uno alternativo" a quello legittimo, "boicottando le societa' affidatarie per egemonizzare l'intera gestione". Tra gli obiettivi: "Creare un'illecita autonomia gestionale a livello provinciale, controllando direttamente le discariche ed attivandosi nel progettare la costruzione e gestione di un termovalorizzatore".
Per il complesso di queste accuse la procura di Napoli aveva chiesto l'autorizzazione all'arresto di Cosentino, poi negata dalla Camera. Il parlamentare, assistito dagli avvocati Stefano Montone e Agostino De Caro, ha ora 20 giorni di tempo per chiedere di essere interrogato, presentare memorie o produrre documentazione difensiva, prima che i pm possano chiedere il suo rinvio a giudizio. Ma l'avvocato Montone guarda gia' oltre questa fase: "Finalmente avremo un giudice e un processo. Avevamo chiesto piu' volte un interrogatorio ai pm, anche prima dell'emissione dell'ordinanza, ma non ci avevano mai convocato. Ora ritengo che non reitereremo la richiesta ma interloquiremo direttamente con il giudice. Finalmente avremo accesso alle carte e potremo difenderci, com'e' nostro diritto".
Tratto da: rainews24.it
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