Contattaci

Se desideri partecipare alla realizzazione del blog mandaci il tuo articolo al nostro indirizzo mail: blogghiamolamafia@live.it .

sabato 29 gennaio 2011

Apertura anno giudiziario: ''Mafia esercita contro sull'economia''



29 gennaio 2011
Palermo.
Nel 2010 Cosa Nostra «ha continuato ad esercitare il suo diffuso, penetrante e violento controllo sulle attività economiche, sociali e politiche nel territorio». È l'allarme lanciato dal Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Parlando dei reati di tipo mafioso, Oliveri ha sottolineato che, però, «è proseguita con grande intensità ed efficacia l'azione repressiva posta in essere dall'Autorità giudiziaria e dalle Forze dell'Ordine, che ha consentito di raggiungere risultati di notevole importanza, culminati nella cattura dei più importanti capi mafiosi ancora latitanti». E ha ricordato l'arresto di boss mafiosi come Filippo La Rosa, Domenico Raccuglia, Giovanni Nicchi, Giuseppe Falsone e Gerlandino Messina. «Nel periodo in esame si è anche registrata una significativa ripresa del fenomeno delle collaborazioni con la giustizia di soggetti dissociatisi dall'organizzazione mafiosa - ha aggiunto Oliveri - Questo risultato è stato indubbiamente propiziato dalla determinazione con la quale, nel corso degli ultimi anni, sono state condotte le indagini finalizzate alla cattura dei latitanti, sia dalle numerose misure cautelari che sono state eseguite nei confronti dei loro fiancheggiatori». Dunque, «ancora una volta la strategia del fare »terra bruciata« intorno ai capi mafia latitanti è risultata vincente, in quanto ha consentito di disarticolare l'organizzazione mafiosa, di facilitare la cattura dei latitanti e di creare in tal modo le condizioni favorevoli alla loro collaborazione», ha spiegato Oliveri.


A Palermo in aumento omicidio ed estorsioni

Una «società alla deriva», nella quale nonostante i successi delle forze dell'ordine «gli atti di violenza sono all'ordine del giorno, vecchie e nuove organizzazioni criminali la fanno da padrone, un esercito di faccendieri realizza enormi profitti illeciti spesso a danno di piccoli e sprovveduti risparmiatori, bande di malavitosi con inaudita violenza infestano le zone periferiche dei centri urbani, dove spacciano droga e sfruttano la prostituzione di donne ridotte in schiavitù». È il quadro che emerge dalla relazione del presidente Corte d'Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, presentata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, nel capoluogo siciliano. Dall'analisi dei dati statistici si scopre, in particolare che dal primo luglio del 2009 al 30 giugno 2010 si sono verificati nel territorio del distretto (Palermo, Agrigento e Trapani) 102 omicidi volontari (32 in più rispetto al periodo precedente), la maggior parte dei quali nei circondari di Palermo (60) e Trapani (10). In crescita anche gli omicidi colposi, che complessivamente sono stati 1.089 (rispetto ai 221 del periodo precedente), dei quali 86 per violazione delle norme sulla circolazione stradale e 16 per violazione delle norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro. Aumentano anche i procedimenti penali per lesioni ed omicidio colposo scaturiti da denunce e querele a carico medici. Un picco che ha indotto la Procura di Palermo ad istituire un apposito gruppo specializzato di sostituti.


In aumento omicidio estorsioni e danneggiamenti

Non va meglio se si considerano i reati contro il patrimonio: i procedimenti registrati sono stati complessivamente 59.543. In particolare, i furti da 30.387 sono passati a 34.681; le rapine sono invece diminuite passando da 2.814 a 2.301, mentre le estorsioni hanno raggiunto quota 1.351 (contro le 211 del periodo precedente). Le frodi comunitarie sono state 36 (54 nel periodo precedente) e i danneggiamenti 10.057 (3.501 nel periodo precedente). Infine i sequestri di persona a scopo di rapina o di estorsione sono stati 141 (contro i 49 del periodo precedente). Ma Oliveri sottolinea anche «un crescente, desolante quadro di illegalità diffusa ed in espansione, tanto nelle modalità di esercizio di pubbliche funzioni, nella gestione della cosa pubblica e nell'impiego delle risorse ad essa assegnate, quanto nei rapporti dei singoli cittadini con la Pubblica Amministrazione e nella fruizione spesso indebita e fraudolenta - di prestazioni economiche e servizi da parte di pubbliche strutture».


Raddoppiati casi usura e reati contro incolumità

È emergenza usura nel distretto di Palermo (che comprende anche le province di Trapani ed Agrigento), dove nel 2010 i casi denunciati sono stati 132 contro i 54 dell'anno precedente. «Tale dato numerico -spiega detto Vincenzo Oliveri, presidente della Corte d'Appello di Palermo- non sembra, tuttavia, proporzionato all'effettiva ampiezza sociale di tale fenomeno, che in larga misura continua a rimanere nel sommerso a causa di una molteplicità di fattori che disincentivano le vittime dal denunciare gli usurai». Nel corso dell'anno appena trascorso sono più che raddoppiati i reati contro l'incolumità pubblica e la salute dei cittadini, passati da 1.059 del periodo precedente a 2.318. Mentre in materia di tutela dell'ambiente sono state segnalate nell'intero distretto 960 violazioni (contro le 886 del 2009).


In calo reati commessi da stranieri

In netta flessione nel distretto della Corte d'Appello di Palermo il fenomeno della criminalità extracomunitaria. Il calo dei reati commessi da cittadini stranieri è probabilmente dovuto anche alla diminuzione del flusso migratorio proveniente dai paesi del Nord Africa. Nel corso del 2010, infatti, i procedimenti registrati a carico di cittadini comunitari ed extracomunitari sono stati 3.804. Di essi soltanto 570 hanno avuto ad oggetto il reato di immigrazione clandestina, relativamente al quale i procedimenti nel periodo precedente erano stati 1.504. Il dato è contenuto nella relazione del presidente della Corte d'Appello di Palermo, Vincenzo Oliveri, presentata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario nel capoluogo siciliano.


Problema durata processi

Per Vincenzo Oliveri, presidente della Corte d'Appello di Palermo «la durata del processo resta il problema più grave della giustizia nel nostro Paese, costantemente esposto a censure in sede europea, dove ormai da decenni viene offuscata l'immagine dell'Italia come Stato di diritto». Nella sua relazione in occasione della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario a Palermo Oliveri punta il dito sui tempi dei processi, ben lontani da quella ragionevole durata da tutti auspicata. Pur non essendo mancate negli ultimi anni, spiega, «ripetute iniziative legislative con il dichiarato obiettivo, condiviso da tutte le forze politiche, di razionalizzare e accelerare il processo», quell'obiettivo «è ben lontano dall'essere raggiunto anche perchè finora, nel dibattito politico, la questione della cosiddetta riforma della giustizia è prevalsa nella prospettiva di un riequilibrio tra i poteri dello Stato, da realizzare anche mediante la revisione costituzionale delle norme sulla magistratura». Nel complesso la definizione di una causa civile ordinaria richiede, tra primo e secondo grado, un tempo non inferiore a sei-sette anni. Non va meglio sul versante penale dove l'esaurimento di un processo, tra indagini preliminari, dibattimento di primo e secondo grado, richiede un tempo non inferiore a quattro anni. «Le cause di tali criticità - conclude il presidente della Corte d'Appello - sono tante e note, tra cui, prima fra tutte, la esiguità delle risorse umane disponibili».


Riforma giustizia imperiosa e non rinviabile

 «Occorre ragionare seriamente sulla riforma della giustizia. Sono convinto che, se ciascuno di noi fosse chiamato a scegliere tra la riforma della giustizia e una delle tante altre riforme delle quali il Paese ha bisogno, come pensioni, sanità pubblica, fisco, elezioni, infrastrutture, scuola, ricerca scientifica, amministrazione pubblica, privilegerebbe tra le prime emergenze proprio quella della giustizia». Lo ha detto il Presidente della Corte d'Appello di Palermo, Vincenzo Oliveti, nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario nel capoluogo siciliano. «Se l'Italia vuole restituire ai cittadini la fiducia nelle istituzioni, uno dei temi da cui occorre partire è la riforma della giustizia, divenuta imperiosa e non più rinviabile: invocata da tutti, promessa e annunciata da anni ma ogni volta sostanzialmente elusa -prosegue Oliveri- Siamo davvero tutti stanchi e, soprattutto, delusi da una stagione alluvionale di norme settoriali, fatte, disfatte e rifatte senza formulare prognosi di impatto sul sistema giudiziario e soprattutto senza una visione d'insieme e di ampio respiro». Per Oliveri «agendo in questo modo, si spegne ogni pur flebile spinta riformatrice». Quindi, «per dare avvio a un'effettiva stagione di riforme e per affrontare con spirito costruttivo i problemi veri della giurisdizione, è indispensabile -lo abbiamo ribadito in ogni occasione- l'adozione di regole chiare che, in stretta aderenza ai principi ispiratori dell'ordinamento, risulti la più idonea a offrire soluzioni concretamente attuabili».


Organici insufficenti e poche risorse

L'insufficienza degli organici, sia del personale della magistratura che del personale amministrativo, rispetto ai flussi degli affari, le ricorrenti scoperture delle piante organiche che comportano un aggravio dei carichi di lavoro, le ristrettezze finanziarie che rendono sempre più difficoltosa la gestione dei servizi. Sono questi per Vincenzo Oliveri, presidente della Corte d'Appello di Palermo, i mali che affliggono il distretto. Si tratta, spiega di «criticità, ormai risalenti nel tempo, che hanno inciso, e continueranno ad incidere, sempre più pesantemente sui tempi del processo, che sono ancora ben lontani dal raggiungere gli standard medi di durata imposti dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (Cedu)». Di tutto ciò, però, puntualizza Oliveri, «non può essere addebitata colpa alcuna ai magistrati, che hanno continuato ad accrescere la loro produttività». In particolare gli uffici requirenti hanno operato «in condizioni veramente difficili -dice il presidente della Corte d'Appello di Palermo-, con carichi di lavoro ai limiti della sopportabilità e con consistenti vuoti di organico, che hanno costretto i dirigenti degli uffici medio-piccoli a veri e propri tour de force per scongiurare la paralisi dell'attività giudiziaria e il pericolo di prescrizione dei reati». «È già un miracolo -prosegue Oliveri- che la Procura generale della Repubblica presso la Corte di Appello, con soli 15 sostituti procuratori in servizio (sui 17 previsti nella pianta organica) abbia sostenuto l'accusa nei procedimenti penali trattati dalla Corte (complessivamente 4.973), definito 1.211 procedimenti di esecuzione e portato a compimento tutte le altre attività di propria competenza. Le Procure delle Repubblica presso i Tribunali ordinari, con scoperture che in alcuni uffici raggiungono il 60%, abbiano potuto definire 68.773 procedimenti, a fronte dei 70.382 sopravvenuti e di un carico complessivo di 121.876 procedimenti; mentre -conclude- la Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni -spiega- abbia definito 1.820 procedimenti contro noti, a fronte dei 1.736 sopravvenuti e di un carico complessivo di 2.547 procedimenti». «Le piante organiche dei magistrati ordinari ed onorari nei singoli uffici giudiziari, sia giudicanti che requirenti, a parte la loro palese inadeguatezza in relazione al consistente aumento degli affari sia civili che penali -puntualizza Oliveri-, presentano nella maggior parte degli uffici rilevanti scoperture che ostacolano l'ordinato svolgimento dell'attività giudiziaria». Inoltre, si legge nella relazione del presidente della Corte d'Appello di Palermo «i criteri d'incidenza delle restrizioni del bilancio statale sono irrazionali ed ancorati ad una cultura dell'amministrazione che non può essere condivisa, continuando ad essere disposte 'alla ciecà, senza -conclude- la minima considerazione della peculiarità dei singoli settori colpiti».


Giustizia: crescendo di insulti e attacchi«Nell'ultimo anno c'è stato un crescendo di insulti e di gravissimi attacchi all'indipendente esercizio della funzione giudiziaria, ampliati da inusitato clamore mediatico». Comincia con queste parole del Presidente della Corte d'Appello di Palermo Vincenzo Oliveri, il discorso di apertura della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Oliveri cita in particolare gli attacchi alla magistratura. «È stato preannunciato un progetto di riforma costituzionale ben definito, - prosegue- il cui risultato, se dovesse avere successo, avrebbe l'effetto di frantumare i principi del costituzionalismo moderno, come la separazione dei poteri, l'eguaglianza dinanzi alla legge ed il primato delle libertà fondamentali, a cui presidio sono posti gli organi di garanzia, tra i quali la Corte Costituzionale e la Magistratura». «Noi, - dice ancora Oliveri nell'introduzione della relazione sullo stato della giustizia nel Distretto giudiziario di Palermo - accusati da anni di usare a fini di lotta politica le prerogative connesse alla funzione di magistrati, la supercasta, indicati come ceto privilegiato, irresponsabile, incapace di porre rimedio allo sfascio organizzativo, siamo qui oggi non per rispondere a questi insulti perchè servirebbe soltanto a dare loro risonanza. Al contrario,noi siamo qui oggi per testimoniare il nostro impegno ad offrire un servizio giustizia degno di questo nome».


"Carceri: servono rimedi urgenti per evitare il peggio"Carceri sovraffollate e agenti penitenziari insufficienti. È la fotografia degli istituti di pena nel distretto di Palermo (che comprende le province di Palermo, Trapani ed Agrigento), che emerge dalla relazione di Vincenzo Oliveri, presidente della Corte d'Appello di Palermo. «Occorrono urgenti rimedi, se si vuole evitare il peggio -dice-, perchè nella popolazione carceraria il disagio è assai grave e l'atmosfera all'interno delle strutture è di forte tensione. La tensione può facilmente tradursi in esasperazione e l'esasperazione diffusa -conclude Oliveri- condurre da un momento all'altro ad atti collettivi di grave violenza». Nella sua relazione, illustrata in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, il presidente della Corte d'Appello di Palermo spiega che «la popolazione carceraria del distretto, già in notevole eccesso nel periodo precedente, è ulteriormente aumentata, essendo complessivamente passata da un totale di 3.563 soggetti al primo luglio 2009 a 3.585 al 30 giugno 2010, a fronte di una capienza regolamentare di 2.219. A fronte di una popolazione carceraria in crescita si registrano, denuncia Oliveri, »pesanti carenze quantitative« nel corpo della polizia penitenziaria, che nel distretto secondo previsione organica, dovrebbe contare su 2.210 fra uomini e donne, mentre ne conta solo 2.033.


''Giustizia: devastante riforma costituzionale''«Si profila all'orizzonte un ulteriore, dirompente progetto di riforma costituzionale della giustizia, del quale si hanno notizie dalla stampa. Si tratta di una rivoluzione in negativo per la magistratura, che vedrà, tra l'altro, la posizione del giudice differenziata da quella dei pm». Lo ha detto, parlando dell'annunciata riforma costituzionale della giustizia espresso il Presidente della corte d'appello di Palermo Vincenzo Oliveri, nel discorso di apertura della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Secondo Oliveri dalla riforma uscirebbe un «Guardasigilli con un potere enorme», «vero dominus e supercontrollore della magistratura,sulla quale incomberà costantemente la mannaia non soltanto della responsabilità civile, ma anche del trasferimento di ufficio». «Ad evidenza trattasi di norme - spiega - sulle quali è necessaria una meditata riflessione, giacchè, a tacer d'altro, frantumano il ruolo di garanzia delle libertà individuali che ha sempre svolto la magistratura(sia giudicante, che requirente) e generano, per certi aspetti, un asservimento del potere giudiziario a quello politico».

Adnkronos

Nessun commento:

Posta un commento