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venerdì 14 gennaio 2011

Rimborsi gonfiati ad Aiello. Stangata sugli ex vertici Ausl

di Tiziana Lenzo - 14 gennaio 2011
«Sono responsabili di una disinvolta gestione delle risorse pubbliche che ha provocato un ingentissimo danno erariale».
       
La Corte dei conti chiude l´istruttoria sulle tariffe gonfiate pagate dall´allora Ausl 6 a Villa Santa Teresa e all´Atm, le due strutture appartenute a Michele Aiello, l´imprenditore della sanità bagherese condannato per mafia, e cita in giudizio i due ex direttori generali dell´azienda sanitaria, Giancarlo Manenti e Guido Catalano, l´ex capo dipartimento Riabilitazione Salvatore Scaduto - promosso dall´attuale manager dell´Asp, Salvatore Cirignotta, a coordinatore delle attività sanitarie territoriali dell´azienda - e l´ex responsabile del distretto di Bagheria Lorenzo Iannì, sospeso dal servizio. Tutti sono chiamati a rispondere di un danno erariale globalmente quantificato in 30 milioni 877 mila euro. Cioè il valore dei compensi indebitamente percepiti dalle due società di Aiello e ottenuti grazie a tariffe gonfiate anche del 400 per cento.
Già nel giugno scorso la magistratura contabile aveva disposto il sequestro conservativo di alcuni beni dei quattro dirigenti. Ora arriva la conclusione dell´istruttoria, da cui sarebbe emersa, secondo il procuratore regionale Guido Carlino e il sostituto procuratore generale Gianluca Albo, «la violazione dolosa o gravemente colposa degli obblighi funzionali dei quattro soggetti citati». Manenti avrebbe accreditato arbitrariamente la clinica Villa Santa Teresa e delegato Iannì a concordare le tariffe. Iannì «ha proposto - scrive la Procura - la delibera di accreditamento di Villa Santa Teresa, ha approvato le tariffe nonostante fossero extranomenclatore, ha avallato l´estensione unilaterale fatta dalla clinica Atm delle tariffe già approvate per Villa Santa Teresa e ha partecipato al procedimento di liquidazione delle prestazioni».
Ma insieme con Iannì a proporre la delibera che ha accreditato Villa Santa Teresa e a liquidare le prestazioni fu Scaduto, suo diretto superiore. Che agì - si legge nell´atto di citazione - «in consapevole spregio della normativa di settore e del principio di economicità». Infine Catalano, che nel 2003 succedette a Manenti alla guida dell´Ausl e che adesso è tornato al suo ruolo di direttore generale dell´Amap, secondo i magistrati contabili «nonostante la segnalazione dell´assessorato regionale sull´irregolare accreditamento» di alcune strutture, «ha omesso qualsiasi verifica effettiva ed efficace, e ha deliberato il pagamento delle prestazioni».
La Procura contesta a Manenti un danno di 8 milioni 731 mila euro; a Iannì di 10 milioni 610 mila euro; a Catalano e Scaduto di 5 milioni 768 mila euro. Adesso tutti e quattro dovranno difendersi nell´udienza che si terrà davanti alla sezione giurisdizionale.

Tratto da: La Repubblica edizione Palermo


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