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domenica 20 marzo 2011

Due uomini alla moglie di Calcara. ''Devi dire a Vincenzo di stare muto''

da iquadernidelora.it - 20 marzo 2011
La donna minacciata e strattonata davanti casa,nella località segreta dove vive col marito e le figlie. L'episodio denunciato ai carabinieri.
      
L’hanno strattonata afferrandola per il bavero del giubbino. L’hanno sbattuta al muro di casa sua. Poi, ancora più minacciosi, le hanno gridato in faccia. “Devi dirci dov’è Vincenzo o ti facciamo schizzare sangue”. E ancora “ Devi dire a Vincenzo di stare zitto, di stare muto. Sta parlando troppo e non deve parlare più.” Con queste parole due uomini, molto alti e ben vestiti, parlando in dialetto siciliano molto marcato hanno minacciato, strattonandola, la moglie del pentito Vincenzo Calcara, ex pupillo del boss di Castelvetrano Don Ciccio Messina Denaro, poi diventato collaboratore di giustizia.E' accaduto nel nord Italia, nel paesino ai confini con la Francia, dove il pentito vive da anni con la moglie e le figlie, e l'episodio e' stato immediatamente denunciato ai carabinieri. La vittima dell’aggressione si chiama Caterina Durgoni e da diciotto anni  è la moglie di Calcara, considerato uno dei “soldati” più promettenti della famiglia mafiosa castelvetranese, al punto che a lui venne affidato l’omicidio di Paolo Borsellino. Ma Calcara si rifiuto' e il 3 dicembre del 1991, si presentò in procura a Marsala chiedendo di parlare proprio con il giudice palermitano. “Dottore Borsellino” – gli disse  – “mi hanno incaricato di ucciderla con un fucile di precisione o con un’autobomba.” Borsellino commosso lo abbraccio' e da quel momento inizio' a raccogliere le sue scottanti rivelazioni, che annotava nella sua agenda rossa.

Calcara parlò soprattutto di affari romani, di connessioni tra la Cosa Nostra siciliana e lo Ior di Paul Marcinkus, di rapporti con politici ed alti ufficiali dei Carabinieri. Dalle sue rivelazioni, pero', non e' mai nato alcun processo. Nel 1998 Calcara rinuncio' al programma di protezione, ma non a raccontare le sue verita'  a qualsiasi magistrato sia andato ad interrogarlo. A fine dicembre Vincenzo Calcara è tornato per un giorno nella sua Castelvetrano, città sulla quale aleggia ancora oggi il fantasma dell’ultimo padrino, Matteo Messina Denaro, che alcuni vorrebbero addirittura fare sindaco. L’idea era quella di parlare ai giovani della città insieme al procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. Al dibattito però di giovani non se ne sono visti. C’era però l’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino, ex mentore di Matteo Messina Denaro, più volte citato da Calcara nei suoi verbali come reggente della cosca castelvetranese durante le assenze di don Ciccio. Tra i due sono volate parole grosse. "Non e' normale che ad un assassino (cosi' Vaccarino ha definito Calcara, ndr) - ha detto l'ex sindaco - sia consentito di salire sulla cattedra della legalita". “E’ normale – ha ribattuto Calcara - che Vaccarino sia infastidito dalle mie dichiarazioni e voglia distruggere la mia credibilità. Non è normale che gli sia consentito farlo.”

Alla luce delle ultime pesanti minacce alla moglie però, sembra che le dichiarazioni di Calcara diano fastidio anche ad altri. “Quello che è successo a mia moglie è assurdo. Vogliono attaccare l’unica cosa a cui tengo, ovvero la mia famiglia. Vogliono farmi fare marcia indietro su molte cose che ho dichiarato e che potrebbero suggerire una nuova scrittura di certi passaggi della storia italiana”. Ma chi sono quei due signori con un marcato accento siculo che sono riusciti a rintracciare l’abitazione di Calcara, sita  ancora oggi in una località segreta? Calcara non ha dubbi “Sono uomini di Matteo, uomini dei servizi deviati, che poi è la stessa cosa. Hanno capito che tutto quello che dico è riscontrabile e vogliono bloccarmi. Non toccano me perché sanno che sarebbe peggio e allora si concentrano sulla mia famiglia, dato che non abbiamo nessun mezzo per difenderci.” Calcara da alcuni anni ha nuovamente richiesto al Ministero di poter entrare nel programma di protezione. Richieste che però sono cadute nel vuoto. “Riconosco di aver fatto un errore a rifiutare lo status di testimone. Adesso però vorrei che almeno la mia famiglia possa essere al sicuro. Mia moglie da oggi è in stato di choc. E’ una situazione difficile ma dal ministero non mi è mai arrivata nessuna risposta. Sanno che il mio bagaglio di conoscenze è pericoloso per molti equilibri. L’impressione è che vogliano isolarmi negandomi la protezione come hanno già fatto con Gaspare Spatuzza.” La settimana prossima Calcara e' invitato a raccontare i dettagli delle sue rivelazioni a Modena insieme al senatore di Italia dei Valori Luigi Li Gotti.

Tratto da:
iquadernidelora.it


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