Appalti, estorsioni, opachi rapporti con la politica. La seconda videoinchiesta del fattoquotidiano.it entra nel sistema-mafia per svelare i meccanismi d'infiltrazione delle cosche nell'edilizia lombarda
"Abbiamo un amico in Regione". Al telefono il boss della cosca Morabito è soddisfatto. L'amico, infatti, è stato appena eletto nel consiglio regionale della Lombardia. E' il 2005. Cinque anni dopo quel politico è entrato a far parte della giunta di Roberto Fomigoni. Eppure non è il solo. Oggi sono diversi gli amministratori pubblici, di destra e di sinistra, a essere sfiorati da ombre e sospetti. E' il segno tangibile di quanto la mafia calabrese abbia conquistato fette sempre più ampie di potere. E non in Calabria, ma in terra di Padania. A Milano, futura capitale di Expo 2015 (leggi l'articolo), l'affare che più di tutti ingolosisce i padrini e mette in allarme gli investigatori, che alla politica chiedono "un razionale programma di protezione". Questo si legge nell'ultima relazione della Dia che ha riportato l'attenzione sugli affari della mafia al nord. Una presenza che Roberto Saviano ha raccontato denunciando i rapporti tra un consigliere regionale della Lega e un boss di Pavia. Parole che hanno scatenato l'ira del ministro dell'Interno Bobo Maroni. Parole che oltre alla polemica, rivelano l'ipocrisia della ricca e produttiva Lombardia. Sì, perché tra le pieghe di questo benessere si annida una macelleria mafiosa che mischia affari e violenza, grandi appalti e arcaiche manifestazioni di potere (guarda il video) di Lorenzo Galeazzi e Davide Milosa.
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