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giovedì 10 febbraio 2011

Mafia: inchiesta trattativa, ecco perche' resta a Palermo



10 febbraio 2011
Palermo.
«Allo stato degli atti e delle indagini investigative svolte, non ci sono elementi per contraddire nè la pluralità e la diversità delle condotte materialmente poste in essere dai presunti autori del delitto contestato in danno di corpi politici e amministrativi dello Stato italiano, non certo riducibili alla Direzione generale degli affari penali del ministero della Giustizia nè il luogo (Palermo) in cui sono state consumate le condotte prima che in altre parti del territorio nazionale ed estero». Usando un linguaggio tecnico-giuridico, il procuratore generale presso la Cassazione Guglielmo Passacantando spiega così i motivi per i quali ha deciso che l'inchiesta sulla cosiddetta trattativa tra lo Stato e Cosa nostra resta a Palermo, a differenza di quanto chiesto da uno degli indagati, Giuseppe De Donno che aveva eccepito la competenza della territorialità. In tre paginette il procuratore generale spiega i motivi per i quali ha preso questa decisione. Già in passato il pm, il 17 novembre del 2010, aveva rigettato l'istanza presentata dalla difesa di De Donno, accusato di attentato a corpi politici dello Stato.
Non solo. Anche il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, con un parere formale, ha ritenuto che la competenza territoriale fosse di Palermo. «Il procedimento penale contempla anche l'iscrizione e la contestazione di altre fattispecie criminose soggettivamente connesse con quella addebitata, in concorso con altri, a De Donno tra le quali il reato associativo mafioso, che appartiene certamente alla competenza territoriale alla Dda di Palermo», si legge ancora nel provvedimento del procuratore generale della Corte di Cassazione. «Di conseguenza nel caso di specie, si versa nell'ipotesi di reati connessi, tra i quali è contemplato il delitto associativo per il quale la competanza funzionale è attribuita dall'ordinamento al pm presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente». Quindi il pg fa una serie di indicazioni giurisprudenziali per spiegare che «con la legge istitutiva della Procura nazionale antimafia la quale attribuisce la competenza funzionale per alcuni reati, come il concorso esterno, all'ufficio del pm del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente». Quindi la norma prevede «una deroga assoluta ed esclusiva -spiega il pg- alle regole sulla competenza del territorio, anche fuori dagli ambiti distrettuali». Ecco perchè, il pg ha disposto che l'inchiesta sulla trattativa debba rimanere sul tavolo della Dda di Palermo. Nel ricorso la difesa di De Donno aveva sostenuto che le condotte a lui contestate dalla Procura di Palermo si sono svolte a Roma, dunque Parlemo sarebbe stata incompetente a indagare. Invece, la Procura generale della Cassazione stabilisce che dagli atti trasmessi dalla Dda emergono diverse condotte di alcuni indagati.

Adnkronos


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