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martedì 8 marzo 2011

De Donno: ''L'idea di contattare Ciancimino fu mia''



8 marzo 2011
Palermo.
«I rapporti con Vito Ciancimino nascono nel giugno del 1992 dopo la morte di Falcone.
    
Prima avevo avuto solo qualche incontro con il figlio Massimo nelle aule del Tribunale. In quel periodo, il generale Mori decise una serie di attività investigative per capire cosa stava succedendo. Valutammo di contattare Vito Ciancimino attraverso Massimo. L'idea fu mia e il colonnello Mori mi autorizzò». Lo ha detto l'ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno che nella sua deposizione al processo per favoreggiamento alla mafia al generale Mario Mori sta raccontando degli incontri con Vito Ciancimino dopo la strage in cui morì Giovanni Falcone. «Inizialmente, Massimo Ciancimino mi disse 'ti faccio sapere' e poi mi comunicò dopo qualche giorno la disponibilità del padre a incontrarmi - ha proseguito -. Mi recai nell'abitazione di Vito Ciancimino a Roma e da lì iniziò il nostro rapporto. Nonostante l'avessi arrestato in precedenza e fossi una delle cause dei suoi problemi giudiziari, Vito Ciancimino non nutriva rancore per me. Mi riconosceva il fatto di avere sempre agito con correttezza». I primi incontri furono «interlocutori». «Le prime tre volte, tutte tra le due stragi, furono molto pesanti, complesse e formative - ha raccontato -. Dovevo farmi accettare da Ciancimino, instaurare con lui un dialogo e fare in modo che si fidasse. Già incontrarlo era stato un enorme successo. Inoltre avevamo scelto Ciancimino anche perchè in quel periodo era ancora in grado di gestire alcuni appalti. È chiaro che dietro questo c'era anche l'intento di giungere all'apoteosi di questo rapporto che sarebbe stata la collaborazione giudiziaria di Ciancimino. Ovviamente gli chiesi di avere elementi utili per capire quello che stava succedendo. Era l'esigenza di tutti decifrare gli accadimenti per indirizzare le indagini». Gli incontri con Mori cominciarono dopo la strage di via D'Amelio. «Volevo - ha sottolineato De Donno - che Ciancimino parlasse con Mori. Era un capo e doveva parlare con un capo. Tra Mori e Ciancimino ci furono quattro incontri».

ANSA



De Donno: ''Ciancimino non chiese passaporto per espatriare

8 marzo 2011
Palermo.
«Vito Ciancimino non chiese il passaporto alla Questura per espatriare e lasciare l'Italia ma solo per andare negli Stati Uniti e contattare un editore che gli pubblicasse il libro che aveva scritto perchè in Italia nessuno glielo voleva pubblicare». Lo ha detto il colonnello Giuseppe De Donno deponendo al processo Mori. Alla fine del '91 Ciancimino aveva chiesto di potere avere il passaporto ma secondo la Procura era un modo per lasciare il paese. «Ciancimino aveva una fissaizone per questo passaporto - dice ancora De Donno - siccome riteneva il suo avvocato inadeguato per potergli fare avere i contatti Usa con l'editore decise di andarci personalmente».

Adnkronos



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